Legge repressiva in Francia – data originale 30 gennaio 2008

GrandeFratelloIn questo post Hardware Upgrade riferisce del tentativo di far approvare in Francia una legge che obbligherebbe gli Internet Service Provider a controllare tutto il traffico passante sulle proprie reti. Oltre che ad eessere una cosa tecnicamente difficile e costosissima, che obbligherebbe ad aumentare le tariffe delle connessioni, mi sembra anche di stampo Fascista. E’ una legge illiberale, che viola i principi costituzionali di libertà di espressione e di privacy delle comunicazioni, potendo diventare anche un grave precedente legislativo in Europa. Inoltre si attribuirebbero poteri di polizia ad aziende private che potrebbero in modo indiscriminato controllare, intercettare, invadere la privacy dei propri utenti. Secondo me è il principio che è sbagliato, anche perché non serve a tutelare i diritti degli autori, ma delle major che li detengono e che sono già esageratamente ricche ed avide, senza contare che costringerebbe gli utenti a criptare tutto il proprio traffico per eludere il controllo, aumentando i costi e la quantità di traffico scambiata. Penso comunque che una legge così non dovrebbe essere attuata nemmno in tempo di guerra, come invece accadde sotto il nazismo.

 

Le copie pirata su Internet fanno aumentare le vendite – data originale 28 gennaio 2008

coelho_158In questo post Paolo Coehlo si accorge che piratando le proprie opere su Internet, cioè rendendole disponibili per il download, si vendono molti più libri, alla faccia degli editori e delle majors. Per quanto molti ritengano ciò una cosa folle e combattano questo tipo di “libertrà” con tutti i mezzi, in realtà la scoperta non è certo nuova. Microsoft l’ha capito da anni e la sua politica è sempre stata “far finta” di temere la pirateria e tentare di bloccarla, lasciando circolare comunque le copie pirata, non procedendo mai per vie legali contro i pirati. Cosa per altro ammessa dal suo portavoce Steve Ballmer, che più volte ha affermato – se devono copiare software, meglio che sia il nostro -. Non a caso quindi Bill Gates è il secondo uomo più ricco del mondo. E’ solo la mentalità ristretta e “corta”, piena di avidità degli editori, che impedisce loro di vedere i vantaggi della libera circolazione delle opere, causando non solo un rallentamento della diffusione del sapere, ma anche un danno economico a loro stessi, per il mancato guadagno e per la folle spesa in tecnologia DRM.

 

ASUS EePc – data originale 27 gennaio 2008

eeepc_250ASUS EeePc. Finalmente l’ho visto realmente, ho potuto toccarlo con mano, provare la tastiera, le applicazioni, navigare in internet, usare la webcam, skype e vedere il suo display da sette pollici. Test positivo, superato a pieni voti. Veramente un prodotto innovativo ad un prezzo molto aggressivo, alla portata di tutte le tasche. Un ottimo prodotto sia per utenti esperti che hanno bisogno di usarlo in mobilità, per prendere appunti ad una confernza, o simili, sia per chi si avvicina per la prima volta all’informatica e non vuole investire cifre esagerate. E’ un computer “vero”, completo, provvisto di connesione ethernet, wireless, modem, tre porte USB e lettore di schede di memoria. Usabile fin dall’accensione, con uno schermo assolutamente ecczionale per le dimensioni che ha. Si accende in meno di sedici secondi, ha una dotazione software di tutto rispetto, da OpenOffice a Firfox, da Thunderbird a AdobeReader, è presente Skype e ci sono un sacco di altre comode utilità. E cosa non da poco per gli utenti di GNU/Linux, è configurato e funzionante. Il tutto in meno di 1kg di peso e con le dimensioni di un libro. Semplicissimo da usare, con software open source, ideale per avvicinare nuovi utenti a GNU/Linux. E ad un prezzo basso inusuale, vista la normale tendenza secondo la quale la miniaturizzazione si paga cara.
Un prodotto che ha fatto “centro”, in America si vende come il pane e non a caso Mediaworld lo ha già esaurito.

Hackers – data originale 27 gennaio 2008

hackers_185_01Se si supera il piano strettamente visivo, fatto di lucine ed effetti speciali psichedelici, Hackers mostra la sua vera faccia, quasi documentaristica, dipingendo sulla tela degli schermi cinematografici una realtà ai più sconosciuta, quella dell’informatica della fine degli anni 90. Descrive con pennellate psichedeliche, come molto di moda era a quel tempo,  il mondo della telematica underground, abitato da hackers anarchici, appassionati, artisti e comunicatori, sostenitori della libertà di espressione e di comunicazione che usano la tecnologia come mezzo espressivo.
Un mondo oppresso dal potere delle multinazionali pubblicitarie e cinematografiche, desiderose di soppprimere il senso critico del pubblico con prodotti di scarso valore culturale, in modo da potergli vendere ad alto prezzo la loro droga multimediale. Il film racconta la storia di questo gruppo di anarchici “smanettoni” che scoprono e cercano di denunciare le “porcherie” commesse in nome del Dio denaro da alcuni componenti delle majors, lottando contro l’ignoranza e l’ottusità delle forze dell’ordine abilmente manipolate da questi burattinai deiditi solamente al profitto, strapieni di insaziabile avidità.
Hackers è un film sottovalutato dalla critica e dal pubblico, che non sono riusciti a superare la barriera superficiale delle lucine colorate ed a cogliere la vera essenza dell’opera, perché ormai la televisione e gli altri media li hanno resi “acritico”, incapaci di pensare con la propria testa, spegnendo ogni velleità di approfondire le notizie o di cercare la verità, rendendoli quindi succubi della pubblicità e costringendoli a comprare un sacco di prodotti inutili creando bisogni inesistenti.
Notevolissima l’interpretazione di un’Angelina Jolie appena ventenne.
Un film consigliato a tutti coloro cui è rimasto un cervello funzionante, un senso critico e un desiderio di approfondire le notizie, vincendo apatia e pigrizia alla ricerca della verità; a chi insomma è disposto a superare la barriera delle lucine colorate intermittenti e degli effetti psichedelici e guardare oltre, cogliere, capire ed approfondire il vero messaggio del film e della realtà “underground” che descrive.
Unica pecca che ho trovato forse è la traduzione troppo letterale dei termini tecnici che rendono le battute difficili da capire per chi non conosce la materia.

wargames – data originale 27 gennaio 2008

wargames_140Uno dei primi films sugli hackers, la telematica, le reti informatiche. Un precursore del genere che aveva già intuito quello che sarebbe avvenuto di lì a breve. Un capolavoro del genere. Tratta di un ragazzino appassionato di computer, ai tempi del commodore 64 e delle prime BBS, che provando a collegarsi tramite modem a numeri a caso, finisce con il collegarsi con un computer della difesa e credendo di giocare scatena una guerra termo nucleare globale. Oltre che essere innovativo, e sotto certi punti di vista anche realistico, coglie profondamente l’animo umano dei protagonisti, descrivendoli dettagliatamente, cogliendone motivazioni e sfacettature caratteriali. Andando oltre l’esteriore aspetto della favoletta di fantascienza si colgono le tendenze “informatiche” future. Un vero capostipite del genere che coglie profeticamente quella che sarebbe diventata a breve la realtà degli hackers, la debolezza delle reti informatiche, la grettezza dell’animo umano, l’ottusità di chi sta al potere. Consigliato a tutti: guardatelo da un punto di vista futuristico, come si farebbe leggendo “1984” di George Orwell, tenendo conto dell’epoca in cui è stato girato.

 

Orrore sull’isola

osiQuarto libro di Mo Hayder, una scrittrice divenuta nota solamente negli ultimi anni.
L’unica parola che secondo me esprime veramente la vicenda narrata è “inquietante”. Si tratta del racconto in prima persona di un giornalista investigativo, dedito a smascherare truffe di ciarlatani e imbroglioni che un giorno si trova ad indagare su una strana comunità insediata sull’isola dei Porci, fuori dalle coste inglesi.
Inizia così un’indagine che in breve tempo si trasforma in un incubo, una discesa agli inferi per conoscere il male assoluto, incarnato in una persona reale che lo ammalia e irretisce in modo irresistibile. Un viaggio attraverso sette sataniche, riti tribali, in un crescendo di orrore fino allo spiazzante finale.
Notevole l’espediente del doppio narratore, il giornalista e la moglie, due persone antitetiche che vedono la vicenda da due punti di vista diametralmente opposti.
Impressionante nell’insieme, un romanzo che fa riflettere su come la verità non è mai quella che sembra, i buoni e i cattivi si confondono con contorni sfumati, la morale non è altro che un punto di vista soggettivo e forse il male assoluto, incarnato esiste, è esistito e sempre esisterà.
E’ una storia agghiacciante perché potrebbe raccontare di una vicenda reale di ordinaria follia. Da leggere assolutamente, senza però farsi coinvolgere troppo.

Blade Runner

bladerunner_155Blade Runner è un racconto di Philip K.Dik, da cui è stato tratto il mitico film omonimo, recentemente uscito nella versione “final cut”.
E’ veramente arduo aggiungere qualcosa a quanto è già stato scritto e detto su questo libro. Si tratta di un racconto che ha precorso i tempi: ha cambiato il modo di intendere la fantascienza e il modo di narrarla. Sintetico ed essenziale al punto giusto, ha dato origine ad un film cult capolavoro. L’ho trovato molto scorrevole, forse un po’ ingenuo nel descrivere gli sviluppi tecnologici; evidente segno che all’epoca nessuno immaginava lo sviluppo che avrebbero avuto internet ed i telefoni cellulari. Spesso infatti la realtà supera la fantasia, e di gran lunga.
Rimane comunque una pietra miliare nella fantascienza. Dispiace che l’autore sia diventato famoso, come molto spesso succede, solo dopo la morte ed abbia avuto una vita tormentata, caratterizzata dall’incompresione, dalla droga, dalla solitudine, dalla povertà. E’ proprio vero che genio fa sinonimo con sregolatezza. Peccato.

Qualcosa di positivo in Germania – data originale 9 gennaio 2008

bandierapirataZeus News ci conforta dando notizia di una legge corretta in Germania che sancisce a sei mesi il dovere di conservare i LOG da parte dei provider, fornibili solo alla magistratura per anti terrorismo e lotta alla criminalità. Non consegnabili sotto alcuna pressione alle major nell’interesse di difendere i loro “fraudolenti” diritti. Speriamo che accada la medesima cosa in Italia e soprattutto aspettiamo di vedere come si concluderà il famoso caso Peppermint, che era riuscita ad avere i dati di alcuni utenti colpevoli di aver scaricato qualche canzone protetta da diritto d’autore di quella società. Purtroppo sono pessimista, perché da noi vige la legge del più forte e la politica del “puniscine” in modo esemplare uno per educarli tutti.

Povera Italia – data originale 9 gennaio 2008

picasso_164_01Andiamo sempre peggio. siamo sempre più governati da delinquenti, le cui associazioni a delinquere sono sempre più “legalizzate”, addirittura vengono rese “Enti pubblici”, come per esempio la SIAE, per non dover più dipendere dalle decisioni della magistratura, come dice Zeus news. Adesso si potranno pubblicare sui siti solo immagini degradate, in bassa risoluzione e senza scopo di lucro. Ma io michiedo allora, vale anche per le pubblicità? Dovranno assoggettarvisi anche le major? O vale solo per l’utente comune che gestisce un BLOG? Mai detto fu più vero di quello che dice “si stava meglio quando si stava peggio”. C’era più libertà durante il Fascismo. Che tristezza

Fuori da un evidente destino

faletti3_150Questo terzo libro di Faletti mi è piaciuto decisamente meno dei precedenti. Lo spunto della trama è interessante, una vendetta degli indiani Navajo per un massacro accaduto un secolo prima. Pregevole lo sforzo di ricerca storica sugli indiani. Il resto però lascia molo a desiderare. Lo stile è poco scorrevole, Faletti fa troppo uso di paragoni e similitudini pompose ed esagerate, perdendosi in descrizioni inutili a scapito di un appesantimento stilistico. Lo sviluppo della trama è lacunoso e non si riesce a comprendere fino in fondo la motivazione della scelta del protagonista come vendicatore secolare. Il ricorso al soprannaturale appare più come giustificazione per le lacune della trama piuttosto che un espediente letterario. Complessivamente mi ha deluso, anche se ho apprezzato l’aspetto storico della vicenda, che mi ricorda un po’ quello dei fumetti di Tex Willer. Sconsigliato.