prigionieri nella bolla
Questo articolo di Marco Calamari prigionieri nella bolla mi è servito da spunto per fare delle riflessioni sull’attuale situazione informativa italiana e mondiale. Mi sono messo un po’ ad indagare fra amici e conoscenti. Spesso mi sono sentito dire: – non leggo più i quotidiani, perché sono censurati e di parte, mi informo in internet! -. Bene, positivo, ho pensato di primo acchito. Ma allora perché la gente continua ad essere disinformata e all’oscuro di quello che le succede intorno? Mi domando il significato della frase “mi informo in internet”. In internet dove? Su quali siti? Che articoli e su quali argomenti ti informi? Che autorevolezza hanno gli articolisti?. A queste domande è difficile dare una risposta, le persone che conosco rispondono in modo riluttante, qualcuno forse ha dei dubbi su quello che legge. In genere però ho notato che la maggioranza legge i siti dei quotidiani e delle riviste cartacee. Quindi non c’è differenza. Le testate cartacee e on-line, se anche alle volte hanno redazioni diverse, seguono comunque la medesima linea editoriale e subiscono le stesse costrizioni, imposizioni e censure, mantenendo il proprio orientamento politico. Coloro che si informano in internet seguendo siti “alternativi”, fuori dal coro, blog non censurati, siti stranieri, siti di quotidiani stranieri, sono delle mosche bianche. A questo si aggiungono i governi che impongono i bavagli con leggi sempre più restrittive con la scusa della “diffamazione”, della “calunnia”, ecc., tutte parole che nascondo il vero intento dei legislatori: censurare e imbavagliare, limitare la libertà di espressione. Alla fine quindi la conoscenza media della popolazione è bassa, perché già dalle scuole elementari e medie si incanala la capacità di informarsi in percorsi prestabiliti e stretti, controllati dall’autorità e dal governo. Quindi l’informazione del singolo dipende dalla sua cultura, dalla sua capacità di trovare informazioni in internet, dal suo senso critico. Non riceve nessun aiuto dall’esterno, dalla scuola o dalle istituzioni, che anche al contrario creano fin dall’infanzia intorno agli individui una bolla che circonda e circoscrive la loro vita sociale, culturale e economica imprigionandoli all’interno. Siamo ad un livello molto più elevato di quello immaginato da George Orwell in 1984.