Un romanzo inquietante ed agghiacciante, in perfetto stile nordico, degno del miglior commissario Wallander. Come sempre Henning Mankell riesce a descrivere i paesi, i personaggi, le emozioni, le sensazioni, le tragedie, le manipolazioni, i grandi intrighi, i dolori dell’Umanità in modo eccezionale. E’ un romanza, ma credo non si discosti molto dalla tragica realtà. La tesi che l’HIV sia un virus creato in laboratorio, o almeno modificato dall’uomo non mi sorprende molto: l’ho sempre sostenuta. Il fatto che in nome del dio denaro si commettano nel mondo le più terrificanti atrocità corrisponde con la mia visione della vita. E un libro che prende fin dalla prima pagina, fa aprire gli occhi sulle miserie dell’Umanità, sulla supremazia dell’Occidente basata sullo schiavismo, sulla convinzione che la vita altrui non valga nulla, che in nome del denaro, degli utili e del progresso sia permessa qualunque azione meschina. E’ un romanzo reale, le descrizioni dell’Africa, delle sue contraddizioni, del suo sfruttamento sono rese vive, ci fanno quasi essere lì, in quel mondo misero, sfruttato dagli occidentali indegnamente e senza misura. Mankell ci dà perfettamente l’idea di quello che siamo, mostri, una specie di virus del pianeta che lo porterà alla distruzione, all’annientamento. Attraverso la descrizione dei luoghi e dei personaggi, ci fa vedere un mondo per lo più sconosciuto, mistificato dai media, che ipocritamente stanno dalla parte del più forte, omettendo di denunciare le atrocità che vi vengono commesse, dipingendolo come un paradiso. In fondo un romanzo di denuncia, senza il classico lieto fine, perché la cattiveria, l’egoismo e l’avidità umana sono senza fine, un oceano nero senza fondo. Uno dei migliori dell’autore svedese