Un libro-raccolta del Corriere della Sera. La descrizione di un giallo inqietante durato 875 giorni, approdato ad una conclusione tutt’altro che scontata che lascia un’infinita serie di dubbi e punti oscuri. Un colpevole “perfetto”, forse troppo che continua a proclamarsi innocente. una serie di processi con sentenza di assoluzione ribaltati completamente in cassazione, basati sugli stessi indizi. Una sconcertante mancanza di prove certe, di dati oggettivi, di fatti concreti. Manca un movente credibile, non si è trovata l’arma del delitto. Una valanga di errori ed ommissioni da parte di inquirenti, periti, avvocati, accusatori, difensori, ris, carabinieri: non si sa con certezza l’ora della morte, non si sa con certezza se l’assassino fosse uno o più di uno, non è stata preservata la scena del crimine in cui sono entrate decine di persone apparentemente senza motivo inquinando praticamente tutto. Una serie di ingiustizie anticostituzionali subite dal presunto colpevole. Ma siamo in Italia, dove la legge non è uguale per tutti. Dove sulla carta esistono tre gradi di giudizio, ma Alberto Stasi ne ha praticamente subiti 5, venendo processato per lo stesso reato più volte. La lezione da trarre da questa incredibile vicenda: puo accadere ad ognuno di noi di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, di finire in galera per un omicidio non commesso, o forse commesso, ma senza prove, senza un movente plausibile, senza arma del delitto. Da leggere anche solo per rendersi conto di quanto male funzioni la giustizia nel nostro paese e di quanto siamo esposti a possibili errori giudiziari.