Peppermint – l’angelo della vendetta

Classico thriller a tema vendetta. L’unico aspetto rilevante è che la protagosista è una donna. Il cattivo di turno stermina la sua famiglia e lei decide di vendicarsi, in quanto la polizia insabbia l’accaduto per “insufficienza di prove”. Jennifer Gardner interpreta la protagonista, che, persa la propria famiglia, passa alcuni anni ad addestrarsi per vendicarsi, sterminando tutti gli appartenenti al complotto che ha causato la morte di suo marito e della figlia. La trama non è sicuramente una novità, la metodica preparazione e lo studio della vendetta, neppure. L’unico fatto rilevante è che a compierla sia una donna, rispetto ad altri mille film del genere. La Gardner impersona bene l’angelo della morte che compie la strage. Gli effetti speciali sono calibrati bene, le morti non si contano. Complessivamente un film guardabile, un po’ sopra la media del genere.

V13

Un saggio molto particolare che racconta la cronaca del processo agli attentatori superstiti degli attentati di Parigi del 13 novembre 2015. L’autore, Emmanuel Carrère, ha seguito direttamente per dieci lunghissimi mesi il processo, denominato V13, entrando nell’aula in legno bianco allestita appositamente per questo processo. Ha ascoltato pazientemente le terrificanti testimonianze dei sopravvissuti del Balcan, dello Stade de France, dei bistrot presi di mira dagli attentatori; ha preso appunti precisi, scrivendo un libro terrificante raccontando le sensazioni, le impressioni, i pensieri emersi durante l’ascolto dei resoconti dei testimoni dei terribili avvenimenti. Si tratta di un libro particolare, diverso dai soliti saggi, una testimonianza dell’orrore, della paura e del terrore provato dai protagonisti, dai famigliari, dalle forze dell’ordine causate dagli attentati. Un libro claustrofobico che descrive molto bene anche l’atmosfera claustrofobica densa di dolore che si respirava nell’aula del processo. Un’atmosfera fredda e terribile, un ambiente asettico, un’aria intrisa di dolore, paura e terrore, sconforto, rabbia, vendetta. E’ la descrizione di un processo che pochissime persone, oltre all’autore, hanno avuto la forza, la costanza, la determinazione a seguire quotidianamente per così lungo tempo. Ne emerge un racconto impressionante, una descrizione dei fatti terribile, che in Italia la stampa, la tv, internet, hanno raccontato per un periodo breve e in modo superficiale. Sono venuto così a conoscenza della reale portata di quegli attacchi di cui avevo un’idea vaga e che ritenevo, come molti, penso, di poco conto con poche vittime e pochi feriti. E’ un’opera diversa dal soliti resoconti di fatti e avvenimenti, di non facile lettura, di atmosfera cupa ma interessante da leggere per rendersi conto di quanto i mainstream siano in grado di manipolare, esaltare e sminuire qualunque fatto e avvenimento a piacere, seguendo gli interessi del potente padrone di turno, che può così manipolare la verità a proprio uso e consumo.

John Wick 4

Quarto capitolo della saga dedicata al killer John Wick, interpretato da Keanu Reeves. Come nei precedenti della saga il numero di morti, feriti, massacrati non si conta. Gli effetti speciali sono degni del miglior Tarantino, le scene splatter sono innumerevoli. Alcuni combattimenti ricordano quelli all’interno del labirinto di specchi del film “I tre dell’operazione drago”. Per il resto non aggiunge molto a quanto visto nei precedenti film della serie, se non che fin dall’inizio si intuisce quale sarà la conclusione. C’è qualche colpo di scena in più, il combattimento con un sicario ceco in pensione che ricorda il combattente spadaccino di “Furia cieca” all’epoca interpretato da Rutger Hauer. Sono presenti altre sottili citazioni di precedenti film del genere, non so se come tributi o per la mancanza di nuove idee. Carino il duello finale in stile mezzogiorno di fuoco. La filosofia di base, la setta degli assassini della gran tavola e il resto si sono già ampiamente visti nei film precedenti. Adatto ai fan e a chi vuole passare un paio d’ore di relax in spensieratezza.

Oppheneimer

Un film biografico sugli studi di fisica, la direzione del progetto Manhattan, i test, la realizzazione della bomba atomica, il suo lancio sulle due città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki, il cambio di prospettiva riguardo le bombe atomiche e la caduta in disgrazia di Robert Oppenheimer. Interpretazioni eccezionali, regia fantastica, cast stellare, effetti speciali incredibili sono il marchio di fabbrica dei film diretti da Christopher Nolan, in particolare di questa opera sul padre della bomba atomica, che ha riscpontrato un grande successo di pubblico e basata sulla biografia di Kai Bird e Martin J. Sherwin. Il fim è molto coinvolgente e le tre ore di durata non si fanno sentire. Non avendo letto la biografia da cui è tratto, non so quanto sia aderente ad essa e quanto sia realistico da un punto di vista storico. Certo è molto interessante in particolare il cambiamento di pensiero di Robert riguardo lo sviluppo di armi nucleari e come venga poi screditato per le sue opinioni, nel periodo iniziale della guerra fredda con il blocco sovietico. In ogni caso è un film interessante per capire come venne gestito il progetto Manhattan, quali furono gli investimenti e gli sforzi americani per realizzarlo e a cosa esso poi abbia portato. Decisamente da guardare con attenzione per quanto fa riflettere sulla nazione più potente al mondo, la sua egemonia, la sua economia basata soprattutto sulle guerre, la sua ideologia di controllo espansionistico.

Aggiustare il mondo. La vita, il processo e l’eredità di Aaron Swartz

Il docente di informatica giuridica dedica quest’opera biografica ad Aaron Swartz, geniale hacker informatico cresciuto nei sobborghi di Chicago, che ha contribuito alla creazione dell’accesso libero ai dati e alle licenze libere come open access e creative commons e che poi finito nelle grinfie del sistema giudiziario statunitense ne è stato stritolato e portato al suicidio l’11 gennaio 2013 all’età di 27 anni. E’ un’opera illuminante su un genio dell’informatica che già da ragazzino è riuscito a collaborare con studiosi come Tim Berner Lee e Lawrence Lessig per creare le architetture informatiche e le licenze d’uso del futuro. Ziccardi scrive con passione ed enfasi le gesta e la lotta compiute da Aaron, cerca di renderne merito e giustizia descrivendo anche come si sia trovato suo malgrado a dover combattere contro il sistema giuridico statunitense, che lo ha maltrattato stritolandolo e portanodolo fino al suicidio. E’ un’opera importante perché descrive anche le idee, le aspirazioni, i desideri e le passioni del giovane attivista, illustrando le sue idee sull’uso libero dei dati, dei documenti di testo, ecc. Porta in qualche modo avanti le aspirazioni di Aaron, le sue tesi, le sue intuizioni, le sue conquiste, facendole conoscere al grande pubblico e mettendo a nudo le idiosincrasie e le ingiustizie di un sistema giuridico, quello americano, che stritola chiunque finisca nel suo mirino, anche se per azioni giuste e corrette. Consigliato. Intervista con l’autore