Il killer della metropolitana

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Il thriller, horror, splatter che tenta di imitare lo stile di Tarantino, conosciuto anche con il titolo “Prossima fermata: linferno”, del regista giapponese Ryuhei Kitamura, mi ha francamente molto deluso. La trama abbastanza improbabile vede degli squartatori che uccidono in maniera truculenta all’interno di un vagone della metropolitana di Manhattan, senza che nessuno si accorga di nulla, salvo un fotografo di street art notturna, che decide di indagare ed andare fino in fondo. Oltre ad essere abbastanza inverosimile, la trama è anche fiacca e inconcludente, l’ispirazione allo stile tarantiniano è solo una pallida e inutile imitazione, con scene di sangue poco realistiche ed effetti speciali inituli e di bassa qualità, non necessari per la trama. Il finale decisamente ficco e abbastanza insensato. Complessivamente uno spreco di bravi attori in un film splatter inutile e pretenzioso che non porta nulla al genere, privo di mordente che non genera paura e terrore ma solamente noia in un susseguirsi di inutili scene di squartamenti a supporto di una trama debole, poco fantasiosa con un finale ancor più squallido e deludente. Sconsigliato anche agli amanti del genere. 103 minuti di vita sprecati.

Peppermint – l’angelo della vendetta

Classico thriller a tema vendetta. L’unico aspetto rilevante è che la protagosista è una donna. Il cattivo di turno stermina la sua famiglia e lei decide di vendicarsi, in quanto la polizia insabbia l’accaduto per “insufficienza di prove”. Jennifer Gardner interpreta la protagonista, che, persa la propria famiglia, passa alcuni anni ad addestrarsi per vendicarsi, sterminando tutti gli appartenenti al complotto che ha causato la morte di suo marito e della figlia. La trama non è sicuramente una novità, la metodica preparazione e lo studio della vendetta, neppure. L’unico fatto rilevante è che a compierla sia una donna, rispetto ad altri mille film del genere. La Gardner impersona bene l’angelo della morte che compie la strage. Gli effetti speciali sono calibrati bene, le morti non si contano. Complessivamente un film guardabile, un po’ sopra la media del genere.

John Wick 4

Quarto capitolo della saga dedicata al killer John Wick, interpretato da Keanu Reeves. Come nei precedenti della saga il numero di morti, feriti, massacrati non si conta. Gli effetti speciali sono degni del miglior Tarantino, le scene splatter sono innumerevoli. Alcuni combattimenti ricordano quelli all’interno del labirinto di specchi del film “I tre dell’operazione drago”. Per il resto non aggiunge molto a quanto visto nei precedenti film della serie, se non che fin dall’inizio si intuisce quale sarà la conclusione. C’è qualche colpo di scena in più, il combattimento con un sicario ceco in pensione che ricorda il combattente spadaccino di “Furia cieca” all’epoca interpretato da Rutger Hauer. Sono presenti altre sottili citazioni di precedenti film del genere, non so se come tributi o per la mancanza di nuove idee. Carino il duello finale in stile mezzogiorno di fuoco. La filosofia di base, la setta degli assassini della gran tavola e il resto si sono già ampiamente visti nei film precedenti. Adatto ai fan e a chi vuole passare un paio d’ore di relax in spensieratezza.

Oppheneimer

Un film biografico sugli studi di fisica, la direzione del progetto Manhattan, i test, la realizzazione della bomba atomica, il suo lancio sulle due città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki, il cambio di prospettiva riguardo le bombe atomiche e la caduta in disgrazia di Robert Oppenheimer. Interpretazioni eccezionali, regia fantastica, cast stellare, effetti speciali incredibili sono il marchio di fabbrica dei film diretti da Christopher Nolan, in particolare di questa opera sul padre della bomba atomica, che ha riscpontrato un grande successo di pubblico e basata sulla biografia di Kai Bird e Martin J. Sherwin. Il fim è molto coinvolgente e le tre ore di durata non si fanno sentire. Non avendo letto la biografia da cui è tratto, non so quanto sia aderente ad essa e quanto sia realistico da un punto di vista storico. Certo è molto interessante in particolare il cambiamento di pensiero di Robert riguardo lo sviluppo di armi nucleari e come venga poi screditato per le sue opinioni, nel periodo iniziale della guerra fredda con il blocco sovietico. In ogni caso è un film interessante per capire come venne gestito il progetto Manhattan, quali furono gli investimenti e gli sforzi americani per realizzarlo e a cosa esso poi abbia portato. Decisamente da guardare con attenzione per quanto fa riflettere sulla nazione più potente al mondo, la sua egemonia, la sua economia basata soprattutto sulle guerre, la sua ideologia di controllo espansionistico.

Text to kill

Thriller classico già visto più volte: uno stalker perseguita la protagonista con messaggi di testo minacciandola di rivelare a tutti il suo segreto. La vicenda si svolge in un paesino americano dove la protagonista si è trasferita in seguito all’incidente in cui ha tragicamente perso il padre. I personaggi sono stereotipati, adolescenti in crisi alle prime esperienze amorose. Il tema del revenge porno è buttato lì per riempire una sceneggiatura pessima, senza approfondirlo e svilupparlo. Il ragazzo esperto in informatica si offre di aiutare la protagonista a scoprire chi la stolkerizza. L’ex fidanzato è il primo sospettato, ovviamente non il colpevole. La trama è ridicola, anche un bambino capirebbe subito chi è lo stalker. Il finale è scontato e telefonato. Non arriva nemmeno alla sufficenza.

Thre watcher

Thriller di bassa qualità come se ne sono visti molti. La trama è abbastanza classica: un serial killer che si innamora del poliziotto che gli dà la caccia, seguendolo addirittura in un’altra città quando quest’ultimo si trasferisce. Solita caccia all’uomo, strage di donne innocenti, finale scontato. Attori di spessore per un film mediocre senza pretese, con poca azione e qualche inseguimento, sceneggiatura ridicola e superficiale. Personaggi scolpiti con la mannaia, motivazione e movente scontati e finale telefonato. Attori a parte, film dozzinale che non apporta nulla al genere.

I predoni

Classico film d’azione, rapinatori che rubano per vendetta, con motivazioni personali. Attori in parte, scene d’azione e inseguimenti azzeccati, qualche errore di sceneggiatura, Effetti speciali adeguati. Protagonisti di alto livello come Chris Meloni e Bruce Willis. Una trama incalzante che si delinea mano a mano col procedimento dell’indagine. Un film godibile, una trama già vista ma non per questo scontata. Poliziesco senza infamia e senza lode che offre spunti di riflessione sui temi del tradimento, della vendetta, del denaro, del risarcimento, del bene e del male.

Highwaymen – I banditi della strada

Film del genere “killer on the road”, lanciato dal capostipite Steven Spielberg con “Duel” e portato avanti anche da Tarantino ed altri. Lo slogan del film, con cui tra l’altro è stato lanciato, è “When murder is no accident, revenge is no crime”, Quando un omicidio stradale non è un incidente, la vendetta non è un crimine. Il film non è certo un capolavoro, ma ha degli spunti di riflessione interessanti. Il rapporto uomo macchina: Il protagonista in seguito ad un incidente, diventa quasi un tutt’uno con la sua macchina, che diviene in pratica un’estensione del suo corpo. Un film in questo senso precursore della filosofia cyberpunck, l’unione fra corpo umano e macchine, l’uomo che lentamente si evolve per diventare un cyborg. Un altro spunto interessante è la giustificazione della vendetta, che è anche la “tagline” con cui è stato presentato. Il film quindi si declina in questa caccia da parte del fidanzato della vittima nei confronti del presunto omicida stradale che imperterrito continua a scorazzare investendo pedoni senza soluzione di continuità, come unico scopo della propria esistenza, come se si nutrisse di questo. Per il resto ci sono scene di inseguimenti, incidenti, investimenti, sangue, un po’ di splatter tarantiniano, verso l’ovvia conclusione. I personaggi sono un po’ stereotipati, i poliziotti vengono dipinti come incapaci non interessati a risolvere gli omicidi. il tutto sullo sfondo di una classica high way americana. Si può guardare solamente per rilassarsi un’ora e mezza, oppure prestando attenzione agli spunti di riflessione nascosti sotto la banalità della trama e lo spettacolo degli inseguimenti.

Diabolik: Ginko all’attacco

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Secondo film dedicato al notissimo personaggio dei fumetti della Astorina. Pochissimi miglioramenti rispetto al precedente. Evidentemente il budget è rimasto basso. Miriam Leone è una bellissima donna, ma non ha la possibilità di dimostrare le proprie doti di attrice in questo film carente sotto molteplici punti di vista. Primo fra tutti la totale mancanza di dialogo fra Diabolik ed Eva. Nessun risalto alla loro storia d’amore, perno di tutta la serie di fumetti. Effetti speciali praticamente inesistenti, come nel film precedente. Non viene nemmeno modificato il colore degli interni della Jaguar di diabolik, evidentemente per non rovinare l’auto noleggiata. La sostituzione dell’interprete di diabolik, il cui precedente era veramente pessimo, non migliora di molto le cose. La trama rimane banale e superficiale. I passaggi segreti e i trucchi usati sono una pallida imitazione degli originali. I poliziotti sono delle caricature tragi-comiche. Sostanzialmente inguardabile come il precedente. Peccato aver perso così un’altra occasione di trasporre un fumetto di successo in ambito cinematografico, facendo una specie di parodia, che non viene salvata dalla sola bellezza della protagonista e dalla discreta interpretazione dell’ispettore Ginko. Perfino Monica Bellucci che interpreta Altea di Vallenberg è l’ombra di sé stessa. Pessimo.

Bad boys for life

Venticinque anni dopo il primo Bad boys, torna la coppia Will Smith – Martin Lawrence, in un rocambolesco, sgangherato, irriverente film poliziesco, pieno di inseguimenti, risse, sparatorie, ecc. Come i precedenti, riesce a mescolare i drammi personali dei protagonisti con quelli del dipartimento di polizia dove lavorano. Rispetto agli altri non agginge nulla di nuovo: i protagonisti sono invecchiati, uno dei due si è ritirato in pensione e decide di rimettersi ancora una volta in gioco, per aiutare l’altro a risolvere un caso che lo tocca personalmente. Gli effetti speciali si sprecano, così come le sparatorie e le disrtuzioni di ogni set: il film alla fine è tutto qui. Solo per amanti della coppia.