Il ritratto di Dorian Gray

Un classico della letteratura inglese di fine ottocento, un elogio all’edonismo della borghesia dell’Inghilterra Vittoriana. Tratta del conflitto tra piacere estetico-edonistico e moralità che pervade la nostra società ancora oggi. I personaggi principali dell’opera, Dorian Gray e Lord Wotton, soprattutto, rispecchiano secondo me l’animo di Oscar Wilde, che parla per bocca loro esponendo la propria filosofia, il proprio egocentrismo e il proprio pensiero sulle donne, caratteristico dell’epoca. E’ un’opera scritta in modo impeccabile, la trasformazione del protagonista da giovane idealista in mostro di edonismo, bellezza, superficialità, egoismo e cinismo è espressa in maniera esemplare. Il tema della perdizione e la nascita del senso di colpa per le riprovevoli azioni commesse dal protagonista che inizia a non sopportare più l’uomo che è divenuto sono la rappresentazione forse della stessa trasformazione che ha colpito Oscar Wilde e che nel romanzo culminano col cercare le colpe all’esterno e verso gli altri, in particolare Dorian dà la colpa della propria scelta di vendere l’anima al diavolo al pittore del quadro, uccidendolo in un momento di follia. E’ diventato giustamente un classico, caratteristico anche per l’ironia e il sarcasmo degli aforismi di Lord Wotton, che ironizza sulla società descrivendola in modo antitetico. Espediente geniale per esprimere una critica feroce senza venire eccessivamente criticato. Capolavoro

Trespass

Trespass è un film con Nicolas Cage e Nicole Kidman che non solo è stato un vero e proprio flop al botteghino, ma non ha minimamente convinto la critica, che lo ha nominato ai Razzie Awards, i premi che celebrano il peggio del cinema. Definirlo trash è un insulto alla spazzatura. Due attori una volta di un certo livello, ora ridottisi ad interpretazioni in film di serie z. Trama risibile, sceneggiatura pessima e piena di buchi, attori fuori parte che definire guitti da baraccone è un complimento. Effetti speciali nulli. Due ore di vita sprecate nel guardarlo. Il peggio del peggio

L’ipnotista

Un romanzo accattivante, una storia affascinante che cresce di intensità mano a mano che si procede nella lettura. Peccato che la scrittura non sia particolarmente ricercata, pecchi di descrizioni e i personaggi pecchino di carattere e sviluppo psicologico. La scelta di usare molti avverbi è discutibile, oltre che poco azzeccata, ne minano in parte la bellezza. Il romanzo perde decisamente il confronto con la stupenda trilogia di Stig Larsson, seppure sia riuscito a scalzarla dal primo posto dei libri venduti in Svezia. In parte le pecche di scrittura possono essere legate alla traduzione, purtroppo non posso giudicarlo non conoscendo lo svedese. In ogni caso, qualità della scrittura a parte, visto che la storia è molto interessante e appassionante, do una seconda chance agli autori, leggendo il loro secondo libro.