La mossa del matto – l’Iliade di Bobby Fischer

La storia della vita del campione del mondo di scacchi amercano Bobby Fischer, dall’infanzia fino alla sfida contro il campione del mondo di scacchi Boris Spasskij. E’ una biografia particolare, così come il personaggio che tratta. Bobby è un giocatore anomalo, che ha dedicato l’intera esistenza agli scacchi, tralasciando praticamente tutti gli altri aspetti della vita. Per lui esistono solo gli scacchi. Il resto del mondo non gli interessa. Il punto di partenza dell’autore è la ricostruzione della finale di scacchi del 1972 fra il matto giocatore statunitense e il razionalissimo campione del mondo russo. Si tratta di una sfida epica, giocata in piena guerra fredda, che va ben oltre il gioco degli scacchi: è una sfida fra superpotenze, una sfida tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Il libro è scritto in modo chiaro e comprensibile. L’autore fa una ricostruzione molto precisa dell’evento, basandosi sull’imponente materiale documentario disponibile. Si tratta di un’opera ben fatta, interessante dal punto di vista storico e scacchistico, ma godibile anche per un pubblico generico che non ama particolarmente il gioco degli scacchi.

L’enigma della camera 622

Affascinante romanzo nello stile di Joel Dicker. Si tratta di un’indagine nata quasi per gioco da parte del protagonista che si trova presso il lussuoso hotel Svizzero Palace de Verbier, dove anni prima durante un convegno bancario c’è stato un omicidio nella stanza 622. Omicidio che il Palace vuole dimenticare cancellandone l’esistenza eliminando la stanza 622, cambiandole il numero. Oltre che un classico thriller nello stile di Dicker il romanzo fa una riflessione sui rapporti sentimentali e analizza anche il rapporto fra uno scrittore e il proprio editore. Pur essendo una storia avvincente e interessante, che attanaglia il lettore curioso di conoscere la verità sull’omicidio della stanza 622, secondo me ha un ritmo più lento di altri libri dell’autore, rendendone la lettura meno scorrevole e immediata, soprattutto per le riflessioni sui rapporti sentimentali e quelli con l’editore. Complessivamente godibile, ma secondo me non il miglior Dicker.

La tua mente può cambiare

Sharon Begley in questo saggio confuta la credenza secondo la quale si è finora creduto che il cervello avesse una struttura fissa, determinata alla nascita e destinata a deteriorarsi con il tempo, perdendo neuroni e collegamenti sinaptici. Invece si è scoperto che il cervello ha una sua plasticità ed è in grado di creare nuovi neuroni anche in età avanzata e di riprogrammare le proprie reti neurali. In questo saggio, con la prefazione di Daniel Goleman e presentato dal Dalai Lama si dimostra che il cervello è anche in grado di superare danni provocati da traumi o malattie. Questo libro dimostra che si può modificare la struttura fisica del cervello attraverso pratiche come la “meditazione profonda”, sperimentata per secoli dai monaci buddisti e con altre tecniche di meditazione.

Thre watcher

Thriller di bassa qualità come se ne sono visti molti. La trama è abbastanza classica: un serial killer che si innamora del poliziotto che gli dà la caccia, seguendolo addirittura in un’altra città quando quest’ultimo si trasferisce. Solita caccia all’uomo, strage di donne innocenti, finale scontato. Attori di spessore per un film mediocre senza pretese, con poca azione e qualche inseguimento, sceneggiatura ridicola e superficiale. Personaggi scolpiti con la mannaia, motivazione e movente scontati e finale telefonato. Attori a parte, film dozzinale che non apporta nulla al genere.

Sotto il mantello COVID

Libro inchiesta di Camillo Dimauro su questo terribile aspetto del nostro tempo. Senza negare l’esistenza del virus l’autore ci mostra quanto più letale possa essere di qualunque virus l’essere umano. viene fatta un’indagine approfondita sulle cure trovate e poi nascoste, sul motivo per cui in Italia ci sono state fortissime opposizioni alle cure domiciliari. Vengono affrontate anche alcune teorie complottiste sul ruolo avuto dai poteri forti in quello che per molti è definito “grande reset”. I motivi per cui virologi e sedicenti esperti spopolano in tv, Il motivo per cui lo stato italiano è stato il primo al mondo a rendere obbligatorio il green pass.Il libro rivela verità e falsità sul retroscena di questa pandemia, facendoci vedere come la realtà spesso superi la fantasia. Una lettura interessante e illuminante.

La strada

Romanzo post catastrofico di Cormac McCarthy, scritto con uno stile tagliente, frasi brevi e semplici, descrizioni fredde. L’opera dipinge un mondo immaginario futuro, spersonalizzato, come una foto autunnale in bianco e nero di un paesaggio desolante, coperto di cenere, dove sono sopravvissute pochissime persone. L’epoca è fuori contesto, fuori dal tempo, così come i luoghi descritti non sono mai nominati. Le città che i personaggi attraversano non vengono mai specificate, per trasmettere quel senso di angoscia e di ansia ai lettori di qualsivoglia paese del mondo. I protagonisti stessi non hanno un nome, sono un padre e un figlio che per sopravvivere si muovono continuamente lungo una strada che porta a sud dove il genitore spera di poter trovare un clima più mite e di incontrare altri sopravvissuti. Il mare presso cui arrivano potrebbe essere ovunque. Ricorda un po’ la serie di film Mad Max, in cui il protagonista lottava per la sopravvivenza in un mondo futuro popolato da bande di criminali. Non viene specificato nemmeno il tipo di catastrofe a cui i protagonisti sono sopravvissuti. Le strutture, le case, le città sembrano essere sopravvissute all’evento, invece sono morti quasi tutti gli esseri umani. Tutto il mondo è grigio e coperto di cenere. Se si trattasse di un mondo post atomico, probabilmente anche le città, le case, le strutture, i ponti, le automobili sarebbero state spazzate via. Fa pensare quindi ad una catastrofe simile ad un’ eruzione vulcanica di proporzioni mondiali, Come se fosse esplosa la caldera dello Yellowstone insieme a tutti i vulcani del mondo. E’ un monito per tutti i lettori.. potrebbe capitare a ciascuno di noi in un prossimo futuro, visto che siamo tecnologicamente dipendenti e la nostra società è completamente fondata sull’elettricità, una tecnologia abbastanza debole e delicata. Non sopravviveremmo ad un blackout prolungato. Tutta la nostra conoscenza è nel cloud, in internet. Senza elettricità non ci sarebbe più nessuna memoria storica, tutto smetterebbe di funzionare, moriremmo di sete e di fame, non ci sarebbe acqua e cibo per tutti. Torneremmo in poche settimane al grigiore del medio evo.

I predoni

Classico film d’azione, rapinatori che rubano per vendetta, con motivazioni personali. Attori in parte, scene d’azione e inseguimenti azzeccati, qualche errore di sceneggiatura, Effetti speciali adeguati. Protagonisti di alto livello come Chris Meloni e Bruce Willis. Una trama incalzante che si delinea mano a mano col procedimento dell’indagine. Un film godibile, una trama già vista ma non per questo scontata. Poliziesco senza infamia e senza lode che offre spunti di riflessione sui temi del tradimento, della vendetta, del denaro, del risarcimento, del bene e del male.

Crisi climatica e panzane varie

L’interessantissima intervista all’avvocato Fusillo sul tema dei futuri lock-down con la nuova scusa della crisi climatica, usata per imporre alle persone un ulteriore controllo sociale, in zone ristrette, invitandole a stare a casa per il mal tempo, o ad abbandonare le proprie abitazioni per precauzione e altre interessanti amenità governative. Sono perfettamente d’accordo con lui.

Highwaymen – I banditi della strada

Film del genere “killer on the road”, lanciato dal capostipite Steven Spielberg con “Duel” e portato avanti anche da Tarantino ed altri. Lo slogan del film, con cui tra l’altro è stato lanciato, è “When murder is no accident, revenge is no crime”, Quando un omicidio stradale non è un incidente, la vendetta non è un crimine. Il film non è certo un capolavoro, ma ha degli spunti di riflessione interessanti. Il rapporto uomo macchina: Il protagonista in seguito ad un incidente, diventa quasi un tutt’uno con la sua macchina, che diviene in pratica un’estensione del suo corpo. Un film in questo senso precursore della filosofia cyberpunck, l’unione fra corpo umano e macchine, l’uomo che lentamente si evolve per diventare un cyborg. Un altro spunto interessante è la giustificazione della vendetta, che è anche la “tagline” con cui è stato presentato. Il film quindi si declina in questa caccia da parte del fidanzato della vittima nei confronti del presunto omicida stradale che imperterrito continua a scorazzare investendo pedoni senza soluzione di continuità, come unico scopo della propria esistenza, come se si nutrisse di questo. Per il resto ci sono scene di inseguimenti, incidenti, investimenti, sangue, un po’ di splatter tarantiniano, verso l’ovvia conclusione. I personaggi sono un po’ stereotipati, i poliziotti vengono dipinti come incapaci non interessati a risolvere gli omicidi. il tutto sullo sfondo di una classica high way americana. Si può guardare solamente per rilassarsi un’ora e mezza, oppure prestando attenzione agli spunti di riflessione nascosti sotto la banalità della trama e lo spettacolo degli inseguimenti.